Le monete di Genova e il genovino d'oro


La moneta d'eccellenza di Genova


Nel 1141 iniziò la monetazione genovese, il denaro di Genova conteneva grammi 0,36 di argento fino e la lira genovese doveva equivalere quindi a circa 88 grammi. Nel 1164 invece stando alla convenzione già citata la lira era scesa, arrotondando per difetto a circa 75 grammi di fino. Nel testo si adotta la parità del 1164 anzichè quella del 1141 perchè anche la parità citata per la moneta lucchese è derivata da quella e la parità citata per la moneta imperiale milanese è circa della stessa epoca.

Desimoni concludeva che nel 1172 il soldo genovese doveva equivalere a grammi 4,17 e la lira quindi a grammi 83,5. Chiaudano invece riportò che nel 1162 un'oncia d'oro valeva 430 denari genovesi ma evidentemente si tratta di una oncia di lega e non di oro fino.

Con la ripresa dei commerci dal XII secolo, la riforma monetaria carolingia iniziava a diventare inadeguata e il denario era ormai tanto svalutato in peso e titolo da essere ridotto a una monetina tanto fina con dimensioni ed apparenza assolutamente miserabili; un brutto dischetto piccolo e sottile, di bassa lega, facile a perdersi ed addirittura a rompersi; da rompersi se si provava a piegarla, come ci racconta Mario Cipolla.

Tanto svilito nonostante la ripresa dei traffici e l'incremento degli scambi. Cosė da pių parti si era risposto alle nuove esigenze economiche con l'introduzione del grosso d'argento coniato da Genova e da Venezia tra XII e XIII secolo, poi anche da altre zecche forestiere a seguito dei successi che lo aveva accolto, specie nei mercati del Levante; occidente legato al monometallismo argenteo invece l'Italia meridionale (in orbita araba e bizantina) aveva continuato battere moneta d'oro

Poco successo appena vent'anni pių tardi esigenza anche in italia di una moneta aurea che fosse universalmente accettata e da base scambi meglio dell'argento (diverse tra loro per peso e finezza): nel 1251 calo dell'oro rispetto all'argento e a distanza di pochi mesi Genova e Firenze coniano genovino e fiorino.

"I pubblici annali di Genova registrano l'evento stringatamente, senza fanfare e senza menzione di chi c'era dietro a questa riforma. La semplice non trionfale comparsa del genovino indica che esso non intendeva essere un simbolo politico ma uno strumento economico." (R. S. Lopez 1982)

Dal Cinquecento

I genovesi, in Spagna, Provenza, Savoia, Fiandre e Germania, crearono un sistema per cui tutti gli affari commerciali e finanziari venivano compensati per il loro tramite con un’ipotetica unità aurea di conto, chiamata scudo di marchi.

Forse per questo, onde procedere ad importanti regolamenti di conti, si vedono alla zecca di Genova alcune monete tra le più pesanti di quel periodo, quali -nell'argento- il quadruplo scudo, di circa centodieci grammi e, nell’oro, il pezzo da venticinque doppie, del peso all'incirca di centosettanta grammi.

Scudo d'argento ebbe frazioni numerose e varie e anche multipli, tra i quali vanno ricordati quelli veramente notevoli della repubblica di Genova.

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