Moneta "forte" o moneta "debole"


"Il sistema monetario considera moneta "forte" una valuta il cui rapporto con le altre,
la fa valere al cambio più delle valute straniere" .


Solitamente, la maggior parte delle persone che vivono in una nazione ed adottano una moneta, sono felici quando la loro moneta si rafforza e sono tristi quando la loro moneta si indebolisce.
La questione è per lo più meramente emotiva: siamo contenti quando siamo forti e le nostre cose sono "forti", siamo tristi quando siamo deboli e le nostre cose sono "deboli". La realtà è leggermente diversa.
N.B: in questo contesto, nel linguaggio corrente si usa sempre il termine "moneta" ma sarebbe più opportuno usare il termine "valuta"

Cosa significa "moneta forte" ?

Nel significato moderno, l'espressione si intende una valuta la cui unità è superiore di valore alle altre e il cui tasso di cambio aumenta col tempo sulle altre valute.

Nell'antichità invece la "moneta forte" era solitamente quella con più alto contenuto di metallo nobile e con più garanzia di affidabilità dello stato o regno o poleis emittente, oppure quella dello stato dominante (Persia, Macedonia, Roma ...). la moneta forte non era più alta nel cambio con le altre, semplicemente le soppiantava! Circolava anche nei loro stati e la gente la accettava per fiducia o abitudine.

Il ducato veneziano era la moneta forte in Oriente

Qui ci sono le storie delle più famose monete forti, a volte legate ad accordi commerciali.

Torniamo al mondo attuale, nel quale gli stati non permettono quasi mai la circolazione di altre valute sul proprio territorio, ma obbligano a cambiarle in banca con valuta locale.

Il marco tedesco era la moneta forte in Europa mentre la lira italian no e difatti non era accettata oltre i confini nazionali.

La tempesta monetaria del 1992 confermò tutto ciò!

Immaginiamo un mondo in cui esistono solo due stati con due monete: l'EURO e il Dollaro del Resto Del Mondo (RMD). Esiste nel mondo solo un tasso di cambio, è tra EURO e RMD, e fluttua sulla base dell’andamento di mercato. La sua fluttuazione è determinata dalle variabili che determinano i tassi di cambio, scelte delle banche centrali comprese.

Comunque, nel lungo periodo, possiamo dire che più l’economia europea è solida, stabile, sicura ed in crescita continua, più l'EURO si apprezza sul RMD e più diventa "forte".
Supponiamo, sempre per semplicità, che all’inizio dell’anno le due monete siano in rapporto 1:1. Con 1 EURO si compra 1 RMD e viceversa.

Con il passare dei mesi, l'economia europea diventa più florida e più stabile, mentre nel resto del mondo cresce la disoccupazione e l’economia rallenta.
Il mercato dei cambi riflette questo fenomeno e, dopo un anno, il tasso di cambio tra EURO e RMD passa a 1:2, vale a dire che con 1 EURO si comprano 2 RMD, mentre viceversa ci vogliono 2 RMD per comprare 1 EURO.

L'EURO è ora più forte. I cittadini dovrebbero essere contenti. Ma è davvero così?

Le conseguenze della moneta forte:

Per i cittadini, effettivamente le cose sono più interessanti.

Chiunque vada all'estero si sente ricco sfondato rispetto all'anno precedente, perchè la sua moneta vale il doppio di quella del resto del mondo.
Oppure, che è la stessa cosa, i prezzi del resto del mondo sono scontati del 50%. Allo stesso modo, tutto cio' che viene importato in Europa ed è prodotto fuori dall’Europa diventa estremamente conveniente per gli europei.

Pensate, per esempio, alla Coca Cola prodotta nel Resto Del Mondo: 1 lattina = 1 RMD = 1 EUR. Dopo un anno, 1 lattina = 1 RMD = 0.5 EURO....!
Ancora una volta, sconto 50%. E lo stesso vale per le auto prodotte all’estero, le materie prime per le imprese, ....

Pensate invece alle imprese che producono in Europa ed esportano nel Resto Del Mondo.
Per loro l’effetto è esattamente l’opposto: i loro prodotti, sui mercati di sbocco del Resto del Mondo, improvvisamente costano il doppio per i consumatori finali!

Si trovano così ad affrontare una crisi senza precedenti, con i loro consumatori che non hanno abbastanza soldi per acquistare i prodotti europei che amano.
Minore produzione, minore margine, posti di lavoro persi, aziende che chiudono.

Le conseguenze della moneta debole

Ora invece immaginate che dopo un anno dalla partenza, all’economia europea , accada il contrario dell’ipotesi precedente. 1 EUR = 2 RMD.

Con la moneta debole, le conseguenze sembrano essere drammatiche per i consumatori, ma anche per le imprese.

Tutto cio’ che viene importato dall’estero costa il doppio, dalla Coca Cola alle scarpe prodotte in Turkmenistan, con la spiacevole conseguenza che tanti prodotti non ce li possiamo permettere.
Anche le materie prime per le imprese, come tutti i prodotti importati, costano il doppio. Immaginate il prezzo della benzina e tutti i beni che risentono del petrolio, in pratica si ha un aumento generalizzato dei prezzi, o, in una parola: inflazione.

Tutti svantaggi? Non è detto. Pensate alle imprese esportatrici.

Per loro, l’effetto è esattamente l’opposto: i loro prodotti diventano molto più convenienti sui mercati di destinazione e vanno letteralmente a ruba. Queste aziende vivono un vero boom di esportazioni e prosperano, innescando così crescita economica, occupazione e crescita dell’economia. Un flusso costante di valuta pregiata entra nelle casse degli europei.

E questa, per chi l'ha riconosciuta, è una parte della storia del boom del Made in Italy, che, se ci pensate, si verificava negli stessi anni in cui l’inflazione era a due cifre e andare all’estero era una cosa da ricchi.

Anche all’interno le conseguenze potrebbero non essere così drammatiche: la domanda di scarpe da tennis rimane ma non puo’ essere soddisfatta dall'estero, ragion per cui è lecito aspettarsi che qualche europeo si inventi scarpe da tennis realizzate interamente con prodotti europei (che non risentono del tasso di cambio), che remunerano produttori europei, destinati solo al mercato europeo.

Una situazione, questa, non esattamente protezionista, ma comunque utili al mercato interno. E così via per altri prodotti, con la possibilità di ricadute positive anche sul proprio mercato interno.

Meglio moneta forte o moneta debole ?

Dipende.

Dipende dalla vostra economia, dipende da quanto la vostra economia dipende dalle esportazioni e da quanto il vostro territorio è ricco di materie prime.

Se siete un paese molto importatore e poco esportatore, con scarse materie prime, potrebbe essere più opportuno puntare su una moneta relativamente forte.

Se invece siete un paese molto esportatoree relativamente poco importatore, con abbondanza di materie prime, dovreste preferire una moneta relativamente debole.

Il nostro paese è contemporaneamente un esportatore di prodotti di qualità ed un importatore di materie prime.La scelta non è facile, ma il miracolo del Made in Italy con una lira svalutata ci dice che, probabilmente, avremmo più vantaggi che svantaggi da una moneta debole.

Peccato che la Banca Centrale che puo’ intervenire sulla forza della valuta italiana non è più la Banca d'Italia ma è la BCE, che ha altri obiettivi di politica monetaria rispetto agli interessi meramente italiani.

Attualità: lo Yuan debole

Pechino è un forte esportatore, ed è un paese che gode di abbondanza di materie prime (a parte petrolio e gas naturale, sui quali sta già stabilendo accordi di lungo periodo, a un predeterminato
e fissato prezzo, pagando tra l’altro in dollari). Naturale che abbia interesse ad avere una moneta debole.

Per chi non lo sapesse, il cambio Yuan – Dollaro è fissato dal governo cinese.
E' chiaro che Pechino ha tutto l'interesse a mantenere uno Yuan artificialmente debole.

In questo modo le sue aziende esportatrici continueranno a prosperare, inondando il resto del mondo di prodotti cinesi a basso costo, continuando così a generare occupazione e ricchezza (dove vada poi a finire questa ricchezza, visto che i lavoratori cinesi sono pesantemente sottopagati, è un altro discorso).

A seguito delle iniezioni di liquidità post 11 settembre della FED, gli Stati europei non ritennero di neutralizzare l'effetto della gigantesca creazione di dollari sulla loro moneta ma la lasciarono liberamente fluttuare e raggiungere persino il livello di 1,60 per dollaro, provocando una vera strage nella capacità industriale europea, perchè allo stesso tempo i cinesi per quattro anni tennero il cambio fisso a 8 yuan e invadevano i mercati con le loro merci. Essendosi finalmente convinti a permettere la rivalutazione dello Yuan del 20% tra 2005 e 2008, sembravano disposti a seguire la stessa direzione negli anni successivi, ma la tempesta bancaria scatenatasi proprio a partire dal 2008 ha avuto l'effetto di far loro interrompere tale politica, per non danneggiare le esportazioni e gli equilibri sociali interni.[...]

Misure anti-dumping contro l'acciaio cinese sono già state adottate negli Usa e in Europa. Se ne minacciano di simili anche per altri settori. Dal canto loro, i cinesi come gli indiani, hanno iniziato a considerare gli affari monetari come parte esplicita della politica estera.