Rapporto oro/argento nel Medioevo



In un documento veneto del 1311 si riporta che un marko d'oro era allora rapportato a 13 marki d'argento.
Documenti così espliciti sul rapporto di scambio tra l'oro e l'argento erano per l'epoca medioevale piuttosti rari.
Gli storici sono invece costretti a far ricorso ai tassi di cambio tra le monete d'oro e quelle d'argento, ove tali tassi siano ovviamente disponibili.
E' un ripiego e come tutti i ripieghi comporta sensibili margini di errore.
Chiaro che si tratti di cambi di mercato e che le monete considerate circolino come monete piene. Ma anche se queste condizioni siano soddisfatte,
i risultati sono per lo più spuri.
Il cambio fra una moneta d'oro e una di argento
può riflettere oltre che il rapporto Au/Ag anche
un aggio a favore di una delle due monete.



Inoltre se sulle monete d'argento vi sono più denominazioni non ò detto che esse siano rigorosamente allineate per quanto riguarda l'intriseco di fino. Normalmente le denominazioni minori contenevano proprozionalmente minor fino per compensare i maggiori costi di coniazione.

Se si calcola il rapporto Au/Ar sulla base del cambio tra il fiorino d'oro e la moneta argentea
è ovvio che si ottengano rapporti diversi a seconda che come moneta argentea si consideri
il grosso, il quattrino o il picciolo (denario). Il fatto è che la maggior parte delle cifre
riferite nella letteratura corrente come misurazioni del rapporto Au/Ag sono invece
misurazioni spurie, le quali riflettono sia il rapporto in questione sia altri elementi.

 

Cipolla in un articolo del 1987 scriveva "se una persona nel Trecento avesse lasciato dell'oro come eredità ai suoi futuri discendenti del XX Secolo, l'oro non avrebbe guadagnato interesse ma anzi avrebbe perso molto del suoi valore."

Ora nel 2018

Se invece avesse lasciato delle monete d'oro gli eredi avrebbero un tesoro super rivalutato !!

 

La Lira: "Un fantasma col piede d'argento" come la definì Mario Cipolla.