Valutazione delle somme storiche


Importa spesso, sia riguardo alla storia, sia riguardo alla soluzione di alcuni problemi economici, l'avere un'idea, approssimativamente esatta, sul valore relativo delle cose in diverse epoche, e rendersi conto dell'importanza delle somme citate dagli storici in moneta del loro tempo.


Per questa ragione che alcuni dei più distinti economisti hanno consacrato molte pagine dei loro
scritti a ciò che essi chiamano valutazione delle somme storiche; argomento, per altro, molto interessante in se stesso, e che ha fornito la materia di varii speciali trattati.

Punti della questione

Due cose sono da considerarsi nelle somme storiche.

Importa spesso moltissimo , tanto in riguardo alla storia , quanto in riguardo alla soluzione di alcuni problemi economici , l'avere un'idea, approssimativa mente esatta , sul valore relativo delle cose in diverse epoche , e il rendersi conto, per quanto si possa , dell'importanza di certe somme citate dagli storici in moneta del loro tempo . È. Bisogna prima inda gare ciò che esse rappresentino in oro o in argento fino, onde poterle ridurre in monete attuali , metallo per metallo e peso per peso. Fatta questa riduzione, ri mane di verificare, per quanto si possa, il relativo valore dei metalli preziosi nelle due epoche di cui si tratti . Riguardo al primo punto , noi abbiamo oggidi , per quanto sembra , dati assai precisi , almeno su certi paesi e certe epoche . Le medaglie che ci sono rimaste in gran numero dai tempi greci, romani , e dal medio evo, medaglie , le quali in maggior parte non erano che come le monele del nostro lempo, ci hanno per messo, quantunque soventi fossero molto alterate dalla ruggine , di misurare in modo approssimativo il peso ' assoluto di quelle monete, e la quantità di fino contenutavi. Queste materiali testimonianze sono state per altro perfezionate dai lavori degli antiquarii e dei dotti.

La cosa è diversa in riguardo al determinare il relativo valore di queste monete all'epoca in cui avevano corso. Come tutte le cose che si vendono e si comprano, i metalli preziosi van soggetti a mutar di valore da un'epoca all'altra, secondo che più o meno abbondino nella circolazione. Queste variazioni , quantunque generalmente poco sensibili in un'epoca data, possono riuscire grandissime a distanza di parecchi secoli. Noi sappiamo, in modo da non potersene dubitare, che dalle epoche più antiche sino ai nostri giorni, e anche dopo il medioevo, il valore dell'oro e dell'argento si sono molto abbassati, in modo che le somme monetarie, di cui ci parla la storia di quei tempi, hanno sempre un'importanza molto superiore a quella che saremmo tentati di loro attribuire, qualora non considerassimo che l'assoluta quantità di metallo prezioso in esse rappresentata. Ma fino a qual punto un tale abbassamento è avvenuto ? Ecco ciò che sarebbe utilissimo di sapere precisamente, e che per sventura non si può determinare, se non in modo vago e sempre soggetto a correzioni.

Noi vedremo tra poco in che modo si è cercato di risolvere un tal problema; ma è bene stabilire dapprima, secondo gli autori più degni di fede, il rapporto tra le monete attuali e quelle fra le antiche che sieno più interessanti e meglio conosciute.

Nell'antichità greca, la moneta che più ci è nota è quella degli Ateniesi. Essa è pure quella che più ci interessa , tanto per l'importanza della repubblica a cui apparteneva , quanto perché, secondo Senofonte , era ricercata dai mercanti di tutti i paesi , e comunemente adoprata nelle relazioni internazionali di quell'epoca. Nel secolo scorso , si erano fatte, sulla moneta degli Ateniesi, indagini curiose e profonde, ed erasi arrivato a determinarne il contenuto con una precisione abbastanza rigorosa . Conviene principalmente citare i lavori dell'abate Barthélemy il quale, nel suo Viaggio d'Anacarsi , lascia su tal riguardo ben poco a desiderare .

Noi preferiamo, nondimeno, di stare ai lavori più recenti di Beckh, il quale, nella sua Economia politica degli Ateniesi , ha tratto felicemente partito dalle indagini intraprese dai suoi antecessori, e vi ha aggiunto le sue. Del resto i dati e le valutazioni di Beckh si allontanano pochissimo da quelli di Barthélemy, di cui egli adotta anche il punto di partenza.

L'unità monetaria d'Atene era la dragma, moneta d'argento alquanto inferiore al nostro franco . I multipli di quest'unità monetaria erano la mina, che valeva 100 dragme, e il talento che ne valeva 6000. La mina e il talento non erano, nondimeno, che monete di conto , giacché non si batteva alcun pezzo di tal valore. La circolazione dunque aggiravasi essenzialmente sulla dragma, quantunque, nelle somme un po' forti, si contasse generalmente per mine e per talenti.

Del resto, qualche volta in Atene si battevano pezze di quattro dragme, chiamate perciò tetradragme; ma questa circostanza non alterava il sistema. Al disolto della dragma, eravi, come piccola moneta, per uso della vita quotidiana, il calco e l'obolo, che erano frazioni dell'unità. Sembra che questo sistema monetario, semplice e ben coordinato, non subì alcun notevole mutamento nei bei sécoli della Grecia; come la moneta di Atene aveva allora un corso quasi universale, si può farne uso, mediante qualche precauzione, nella maggior parte delle valutazioni che si riferiscono a quei tempi.

Secondo l'abate Barthélemy, la cui valutazione è adottala da Beckh, il peso della dragma attica doveva essere, tenendo conto di ciò che essa perdette nel corso dei secoli, di 82 grani, che egli, nondimeno, per varie considerazioni riduce a 79. Il titolo era altissimo, a segno che non vi si trovava più di 1/72 di lega. Sulla qual base, è facile stabilire la corrispondenza della moneta attica
colle nostre dell'Ottocento.

 

Fonte principale: Coquelin - "Punti della questione"