Le monete dell'Austria e degli Asburgo


Le si può suddividere in quattro periodi. Nel primo Il secondo comportò l'adozione del Tallero


Pfennig (800-1500)

Alle riduzioni dettate da quesi motivi si aggiungevano quelle dettate da scopi meramente fraudolenti. Il diritto di battere moneta era stato concesso a molti privati per cui lo stato aveva perso ogni possibiltà di esercitare un controllo sul peso e sul titolo delle monete. Già nel XII secolo i pfennig consistevano così in dischetti d'argento talmente sottili da permettera la coniazione su una faccia sola, donde il nome di bratteate (dal latino bractea lamina di metallo) con cui passarono alla storia della numismatica. Perfino il pfennig viennese perdette buona parte del suo valore: se nel 1354 per un fiorino d'oro ungherese occorrevano 94 pfennig, ne occorrevano già 150 nel 1400 e non meno di 330 nel 1536; a partire da quest'epoca, a causa delle continue crisi politiche e del ricorrente stato di guerra, il pfennig viennese fu travolto dall'inflazione.

Monete d'argento equivalenti all'italiano grosso erano coniate anche in Germania col nome di Groschen ma di secolo in secolo anche il groschen, come il pfennig andò deprezzandosi fino a divenire una moneta di solo rame. Il Carantano fu il nome dato in Italia al grosso tirolese nel 1286 quando i conti del Tirolo, con Mainardo IV di Gorizia, divennero duchi di Carinzia.

I primi Groschen furono coniati a Praga (grossus pragensis, Pragergroschen) verso il 1300 per ordine di Venceslao II re di Boemia; furono poi emessi in Sassonia nel 1307 dai margravi di Meissen (Meissnergroschen) e quindi si diffusero nel Brandeburgo e negli stati della Germania centrale e meridionale. Con il tempo subirono diminuzioni d’intrinseco e di valore. In Austria si chiamava Groschen. la moneta divisionale del valore di 1/100 di scellino.

GROSCHEN- Antica moneta tedesca, analoga al grosso (v.) italiano, algroat (v.) inglese, al groten olandese, ecc. Fu coniato per la prima volta verso il 1300 da Venceslao II re di Boemia col nome di Prager Groschen(grossus pragensis) a imitazione del gros tournois, poi in Sassonia (Meissner-Groschen) e quindi negli altri stati tedeschi e in Polonia. Assunse varie denominazioni, per lo più composte (BauernGroschen,LowenGroschen, ecc.); ma i tipi più importanti furono il Kaiser-Groschen, il Marien-Groschen e il Silbergroschen: quest'ultimo (Prussia, 1821) equivaleva a 1/30 di tallero (v.). In Austria, dopo la guerra mondiale e l'inflazione, fu dato il nome di Groschen alla più piccola moneta divisionaria (1/100 di scellino); vennero coniate monete di rame da 1 e 2 Groschen, e di nichel da 10.

Il Tallero dell'Europa di Massimiliano I

Le monete di Carlo V

Thaler (1520-1754)

Carlo, figlio dell’Arciduca Filippo d’Asburgo e di Giovanna la Pazza, era erede del trono spagnolo e si nel 1516 trovò in possesso di un territorio enorme, quello che poi egli stesso chiamò "L’impero su cui non tramonta mai il sole”. Si trattava del regno di Spagna (formalmente le Corone di Aragona e Castiglia) comprendente la parte di nuovo Mondo all’epoca conosciuto e dei regni di Sicilia, di Sardegna e di Napoli. Regnò quindi col nome di Carlo I.

Alla morte del nonno Massimiliano, nel 1519, ereditò i territori degli Asburgo, una regione vastissima comprendente parte della Germania, tutta l’Austria e i Paesi Bassi (sia Belgio sia Olanda) e fu in seguito eletto Imperatore del Sacro Romano Impero, contraendo fortissimi debiti con i Grandi Elettori (solo il Brandeburgo non votò per lui); da qui assunse il titolo di Carlo V, in quanto quinto imperatore di nome Carlo. Nel febbraio del 1530, nella Chiesa di San Petronio a Bologna, Carlo V fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero.

Poi alla morte di Francesco II Sforza nel 1535 Carlo acquisì anche il ducato di Milano.

Il suo regno o impero o monarchia che dir si voglia, fu dotato di un organismo unitario di governo e controllo, il Consiglio di Stato nel quale erano compresi ministri di varie nazionalità: questo apparato non prevedeva però una legislazione unica e quasi ogni stato conservò la propria autonomia istituzionale. Ogni paese o città libera (alcune della Germania) aveva la propria legislazione ma era nell’impero perché riconosceva Carlo come proprio Re, perchè le corone erano congiunte anche se mai riunite tra di loro: difatti non esisteva nè il Regno nè la Corona di Spagna ma i due Regni distinti di Aragona e Castiglia con le rispettive Corone. La situazione era dovuta al famoso e efficace meccanismo di alleanze e matrimoni stipulati dagli Asburgo da decenni, meccanismo portante a riunire più stati sotto un unico regnante della casata degli Asburgo.

Il concetto di Sacro Romano Impero sul quale il Sovrano basva il suo programma politico aveva un sapore medioevale e e l'unità europea vagheggiata da Carlo non era per nulla completa; ci si trovava davanti più a una confederazione piuttosto che a un Impero come fu quello di Carlo Magno, sia perchè erano vitali le spinte nazionalistiche sia perchè la classe dirigente era formata da persone di nazionalità diverse quali fiamminghi, spagnoli, austriaci. Inoltre tutti i domini di Spagna erano sempre stati avulsi e lontani dall'istituzione dell' Impero tedesco.

Ma soprattutto il grande collante della fede religiosa fu messo subito in discussione dalla fede luterana. Inoltre i nemici esterni erano forti, soprattutto la Francia di Francesco I, alleatasi con i Turchi ottomani per non sentirsi accerchiata dai domini di Carlo V.

Il carisma e il potere di Carlo, e le sue alleanze famigliari furono il collante di questa Monarchia, e il sovrano riuscì a perseguire numerose iniziative in tutti gli ambiti seppure molte rimasero solo leggi spesso non applicate dai suoi regni; riportò anche decise vittori militari (cattura del re francese, conquista di Tunisi, cacciata dei Turchi da Vienna...).

All’interno di una panorama politico così vasto e così complesso, in parte anacronistico, in parte molto individualista, la numismatica riflette una situazione molto eterogenea: ogni paese aveva la propria monetazione, molti con un tipo comune di monete, i Talleri, ma di peso, titolo e iconografia diverse.

Un'ordinanza monetaria datata 1524 fissava le caratteristiche delle monete imperiali:

- Gulden in argento di 29,23 grammi al titolo di 973,5/1000 come moneta di riferimento
- mezzo gulden in argento di 14,61 grammi e il quarto di gulden in argento di 7,3 grammi
- il decimo di gulden in argento da 2,92 grammi
- il grosso equivalente a 1/21 di gulden pari a 1,71 grammi
- il mezzo grosso equivalente a 1/42 di gulden pari a 0,85 grammi
- il groschlein equivalente a 1/84 di gulden pari a 0,63 grammi

Su ognuna di queste monete erano previsti al dritto l'immagine dell'aquila imperiale a due teste,
il nome e il titolo dell'imperatore, mentre per il rovescio si lasciava libertà di scelta alle varie zecche dell'enorme territorio imperiale. Queste ordinanze erano frutto del desiderio sia di non scontentare i proprietari delle miniere d'argento sia di accontentare i difensori del fiorino d'oro, il quale in quegli anni perdeva valore in rapporto all'argento.

Il termine gulden indicava l’equivalente di un fiorino in oro ma fu presto usato anche per le monete in argento dello stesso valore, le prime erano comparse in Tirolo verso il 1490, i guldiner, che decenni dopo presero il nome di talleri, dal nome della valle di san Gioachino, joachintal. Il nome tallero fu esteso anche a monete della Boemia, Austria, Prussia, Olanda e altre regioni con un successo tale che quel nome fu assegnato a tutte le monete particolarmente grandi e dal valore simile appunto a quello del fiorino d’oro.

Nel Nord della Germania i gulden erano chiamati talleri.

Le prescrizioni incontrarono fortissime resistenze, a cominciare proprio dalle regioni produttrici di argento; i proprietari delle grandi miniere non gradirono la decisione di fissare alto il titolo del tallero. La Sassonia produceva monete a un titolo di 903 millesimi e non si voleva adeguare. L’Austria aveva un sistema monetario basato su un tallero dal titolo di 895 e dal peso di 28,82 e la sua opposizione fu così forte che Carlo dovette accettarla. In altri casi non fu nemmeno gradita la variazione dell’iconografia di monete conosciute e apprezzate sui mercati. Altri andavano fondando unioni monetarie in base a proprie unità di misura come Austria, Baviera o Neuburg e altre città. Dopo il 1551 Carlo V firmò una nuova ordinanza la quale abbassava il titolo a 882 millesimi e il peso aumentava a 31,18 ma anche in ciò incontrò vasto malcontento e molte città continuarono a battere moneta secondo le proprie esigenze.

Carlo dovette proprio combattere contro l’ampia diffusione e l’enorme fortuna di questa moneta e furono poco utili tutti i suoi tentativi di controllarlo e dare regole univoche riconosciute all’interno del suo impero; i talleri rimasero con caratteristiche leggermente diverse per le varie autorità emittenti e pesi oscillanti tra i 28 e i 32 grammi.

In Italia queste grosse monete d’argento erano chiamate scudi e il primo fu coniato a Napoli proprio in onore di Carlo nel 1528, durante l’assedio francese, all’interno di Castel dell’Ovo. Monete probabilmente destinate a pagare le truppe imperiali, erano di conio trascurato, contorno irregolare e recavano al diritto l’indicazione del valore e il termine SCVDO e delle lettere quasi certamente marchi del maestro di zecca. La loro fattura rozza è comune alle monete ossidionali. Al rovescio presentano le diciture Rex Aragonae Utriusque Sicilia etc..

Molto migliori risultarono gli scudi in oro coniati successivamente dal 1538 al 1542, con al diritto la testa laureata di Carlo V e al rovescio una croce tra fiamme; erano denominati scudi “ricci”, un appellativo di oscuro significato.

Le prime monete in argento coniate a Napoli per Carlo furono invece i carlini, rappresentandolo giovane… il nome era quello delle monete coniate nel secolo XIII per Carlo d’Angiò.

 

I Sovrani Asburgo successori di Carlo

Ferdinando I d'Asburgo imperatore. - Figlio (Alcalá de Henares 1503 -Vienna 1564) dell'arciduca Filippo il Bello d' e di Giovanna la Pazza, era fratello minore del principe Carlo, poi Carlo V imperatore. Divenne imperatore nel 1558, dopo l'abdicazione del fratello. Dispose per testamento che una raccolta di opere d'arte e una collezione di monete greche e romane a lui appartenenti dovessero essere tramandate, indivise, ai primogeniti della sua casata: tale fidecommesso segna l'inizio delle collezioni d'arte asburgiche.

Ferdinando I (1526-1564)

Massimiliano II (1564-1576)

Rodolfo II (1576-1612)

Mattia (1612-1619)

Ferdinando II (1619-1637)

Ferdinando III (1637-1657)

Leopoldo I (1657-1705)

Giuseppe I (1705-1711)

Carlo VI (1711-1740)

Maria Teresa (1740-1780)

Giuseppe II (1780-1790)

Leopoldo II (1790-1792)

Francesco II/I (1792-1835) - nel 1804 divenne Francesco I, imperatore d'Austria con
il nome di Francesco I a causa dell'inizio della nuova numerazione e cessò di essere
Francesco II, imperatore del Sacro Romano Impero nel 1806

Ferdinando I (1835-1848)

Francesco Giuseppe I (1848-1916) - dal 1866 divenne imperatore d'Austria-Ungheria

Carlo I (1916-1919)

 

 

Kreuzer Antica moneta coniata dapprima in argento (1271) dal conte del Tirolo e così chiamata per il tipo della croce sul verso, diffusa poi in Svizzera e Germania; divenuta nel 16° sec. moneta di mistura e nel 18° di rame, fu nel 19° sec. moneta frazionaria di bronzo, in Germania fino al 1871 e in Austria fino al 1892.
KREUZER. - Moneta coniata per la prima volta nel Tirolo verso il 1270, e così denominata perché recava una doppia croce nel rovescio. Si disse anche Etschkreuzer Zwanziger. Verso il 1490 s'indicò col nome Kreuzer, in Germania, una moneta di 4 Pfennige o di 8 Heller. Il nome si diffuse poi in varî paesi; in Italia, specie a Venezia e a Trento, si disse carantano. Un'ordinanza del 1551 stabilì il kreuzer come moneta del Reich, con un peso ragguagliato in g. 0,37, del valore di 1/90 di tallero: era questo il kreuzer leggiero; quello pesante valeva 1/72 di tallero. Nella monetazione moderna dei paesi di lingua tedesca il kreuzer fu considerato come moneta divisionaria dal 1892 in Austria (valore 1/100 di fiorino).

SCELLINO (etim. incerta; ted. Schilling; ingl. shilling). - Antica moneta anglosassone. In origine, con valori diversi, ebbe corso in Germania e in Olanda (è già menzionato in carte del 1359). In Germania fu coniato dagli abati di Fulda, dalle zecche di varie città, dai grandi maestri dell'Ordine Teutonico, a Danzica, ecc. e per ultimo da Federico Guglielmo nella Marca di Brandeburgo. Anche Zurigo emise nel sec. XVI dei pezzi da due scellini. In Inghilterra lo scellino d'argento fu coniato per la prima volta nel 1504, sotto Enrico VII; poi sotto Carlo II e sotto Giorgio IV (ebbero il nome di lion shillings, perché recavano impresso il leone incoronato).

Lo scellino inglese (s) vale 1/20 di sterlina, ossia 12 pence o 48 farthings; ma una libbra, troy, d'argento veniva coniata in 66 scellini (peso di ogni scellino g. 5,655) in base alla legge 4 aprile 1870; e col Coinage Act del 1920 il titolo è stato ridotto da 915/1000 a 500/1000. Due scellini formano un fiorino (v.). In Austria lo scellino, dopo la crisi monetaria del dopoguerra, diventò unità monetaria per legge 19 dicembre 1924, e fu messo in circolazione il 1° marzo 1925, con un valore di 0,21172086 grammi di oro fino.

Austro-Hungarian gulden (1754-1857)

Austro-Hungarian gulden (decimalized, 1857-1892)

Austro-Hungarian krone (1892-1918)

Heller Moneta tedesca coniata per concessione imperiale nel XIII° secolo nella zecca di Hall (Württemberg), che presto si diffuse nella Germania meridionale. Nel XVIII° secolo fu moneta di bronzo frazionaria del Kreuzer o del Pfennig, emessa in Svizzera fino al 1850, in Germania fino al 1873; in Austria ebbe corso dal 1892 al 1924; in Cecoslovacchia dal 1921.

Heller (soldi) Heller o, originariamente una moneta tedesca valutata a mezzo pfenning, ha preso il suo nome dalla città di Sala sono Kocher (oggi la Sala di Schwäbisch). Le zecche produssero la moneta all'inizio del 13esimo secolo, basato su un pfenning d'argento prima prodotto (Il Pfenning di Häller, Händelheller qualche volta chiamato per la sua descrizione di una mano della faccia davanti), ma la sua composizione si deteriorò con la mescolanza in rame a poco a poco in modo che non fosse più considerato di essere una moneta d'argento. Ci sono stati Hellers rossi, bianchi e neri. Cominciando nel Medioevo è diventato un simbolo di valore basso, e un proverbio tedesco comune è "keinen Heller (marciio) wert", ha illuminato.: non degno Heller (rosso), cioè "non degno la maledizione di uno stagnino ambulante". Il termine Heller entrò in uso largo come un nome per monete di piccolo valore in ogni parte di molti degli stati tedeschi fino al 1873 quando, dopo unificazione tedesca, l'amministrazione di Bismarck introdusse il Segno e il pfenning come coniazione nell'Impero tedesco. Heller tedesco vide una risurrezione nel 1904 quando il governo portò la responsabilità della valuta di Africa Orientale tedesca da German East Africa Company. Heller è stato presentato come 1/100 di un rupie invece del pesa che era stato finora un 1/64 di un rupie. In Austria-Ungheria, Heller fu anche il termine usato nella metà austriaca dell'impero per 1/100 della vecchiarda Austro-ungherese (l'altro che è fillér nella metà ungherese), la valuta a partire dal 1892 fino a dopo il decesso (di 1918) dell'Impero. Il termine heller è stato anche usato per una moneta valutata a 1/100 di un koruna (la corona) nella Repubblica Ceca (koruna ceco) e la Slovacchia (koruna slovacco), così come in Cecoslovacchia precedente (koruna cecoslovacco). Solo la valuta della Repubblica Ceca continua di usare Hellers (haléře), sebbene sopravvivano solo come mezzi di calcolo — la Banca Nazionale ceca rimosse le monete stesse da circolazione nel 2008 e in modo speculativo li sostituì con arrotondamento a vicino koruna. Negli anni 1920 la valuta "di Heller" fu espansa a più grandi denominazioni nei territori tedeschi e i conti stampati furono prodotti per rappresentare il loro valore per commercio.