I ripostigli monetari celtici


Presso i Celti esistevano già delle forme premonetali di metallo, generalmente rotonde o quadrate con foro centrale, la cui funzione monetale è presunta ma non provata.
La vicinanza con le colonie greche, specialmente Massilia, fece conoscere ai Celti questo oggetto per il commercio, la moneta, nel II secolo a.C., la quale fu presto copiata.



Anche la società celtica del L. T. Medio viene in genere considerata una società «di rango» a carattere tribale, anche se alcuni fatti, in particolare l'adozione della moneta e la stabilizzazione degli insediamenti, sembrerebbero contraddire almeno in parte questa immagine. Le monete L. T. imitano soprattutto prototipi greci, tra cui i principali sono le dracme d'argento di Marsiglia, gli stateri d'oro e i tetradrammi d'argento di Filippo II e di Alessandro, poi anche, in qualche caso, prototipi romani.

In Europa centro-occidentale, però, sia gli originali greci che le loro imitazioni, spesso sporadiche, in genere non sono databili in base al contesto archeologico. La cronologia delle prime dracme di imitazione massaliota emesse nella Gallia cisalpina dipende da quella del prototipo: la dracma pesante che sarebbe stata coniata fra l'inizio del V sec. e il 360 a.C. o la dracma leggera con gli stessi tipi iconografici ma successiva al 225 a.C. Le prime emissioni cisalpine, se - come pensano alcuni autori - sono collegabili, dal punto di vista ponderale, alle dracme pesanti, potrebbero risalire al IV sec. a.C.

Cronologie sensibilmente più basse per le prime monete celtiche transalpine sono state proposte negli anni Settanta da varí autori, che si· fondavano soprattutto sulle emissioni di primo secolo, meglio databili perché più abbondanti e spesso rinvenute in contesti archeologici. All'inizio degli anni Ottanta, però, H. Polenz, riesaminando sistematicamente i pochi corredi con monete anteriori al primo secolo presenti in Europa centrale, ha potuto dimostrare l'esistenza di associazioni sicure tra monete celtiche e corredi del L. T. Medio, e addirittura prospettare l'ipotesi che due tombe con imitazioni di stateri di Alessandro e di Filippo, Dobian e Hostomiz, note da recuperi ottocenteschi, potessero venire datate al momento finale del L. T. Antico (L. T. B2).

Nei centri minori come Berching-Pollanten, un insediamento all'aperto di poche decine di ettari, non lontano da Manching e da Kelheim, sono presenti monete relativamente numerose, soprattutto divisionali d'argento. Alarne monetine d'argento trovano confronti a Manching e sono state interpretate come un'ulteriore prova dei legami commerciali con questo centro; per altre, risultate in un primo momento prive di confronti precisi e denominate perciò «tipo Pollanten», è stata ipotizzata una lavorazione in loco (in seguito però ne è stato rinvenuto un esemplare a Manching). Le monete risultano quindi presenti soprattutto negli oppida, dove sono frequenti in particolare quelle di bronzo e di «potin» (monete di bassa lega di bronzo, contenente anche piombo, sia coniate che fuse), ma anche negli abitati all'aperto, e sembrano essere state prodotte sia negli uni che negli altri; tracce di lavorazione di monete sono state rinvenute in oppida come Manching, ma anche nel sito non fortificato di Aulnat.

La diffusione di emissioni di basso valore, accanto a quelle in metalli preziosi, sembra indicare che gli oppida fossero centri di scambio, oltre che di produzione, caratterizzati da un'economia nell'ambito della quale transazioni anche di modesta entità potevano venir effettuate con monete. Anche se gran parte delle coniazioni è anepigrafa, le monete rappresentano inoltre una delle poche fonti epigrafiche disponibili per il mondo celtico. Nel L. T. Tardo a nord delle Alpi la conoscenza della scrittura è indubbia, anche se è difficile valutarne la funzione e l'impatto all'interno della società.**

Le prime monete celtiche

Ancora nel tardo periodo di Hallstatt divenne stabile l'usanza di considerare come unità predominante di valore delle striscie di ferro non lavorato apprpssimativamente tutte dello stesso peso, più larghe al centro e con una estremità restringente. Questi lingotti monets erano esportati dai territori celtici in tutti i paesi vicini e specialmente in Britannia rimasero a lungo in vigore. L'espansione eccezionale del potere celtico nel periodo della maggiore prosperità economica e commerciale, rendeva necessaria la coniazione di monete le prime monete barbare emesse nella Gallia e nell'Europa centrale.

Le bande di guerrieri celtici si erano rese conto dei vantaggi di battere moneta già dal IV secolo
a.C. e specialmente in occasione delle loro incursioni in Grecia e in Italia e i mercenari celtici riscuotevano la loro paga in denaro. Per tutto il periodo in cui i celti ebberso successo nelle loro spedizioni armate non avvertirono la necessità di possedere una coniazione propria. Ma dal terzo secolo in poi, quando sempre più vennero a basare sulla loro attività produttive la loro stabilità economica e quando già erano in grado di produrre un certo sopravvanzo, che superava la richiesta locale, una propria coniazione divenne condizione necessaria per lo sviluppo ulteriore.

Nel mondo celtico le monete in oro e argento erano regolarmente in uso, molto più rari erano le monete di altri metalli, rameo bronzo. Nelle terre cecoslovacche i Celti coniarono soprattutto monete d'oro mentre quelle d'argento erano assai meno comuni. Nelle regioni dell'Ovest erano in circolazione monete di entrambi i metalli ed il predominare dell'uno o dell'altro dipendeva dalle risorse locali.

Le prime monete celtiche compaiono attorno alla metà del secondo secolo a.C. seconda metà divennero sempre più numerose. Da ultimo derivano da esemplari della Macedonia o della Grecia. Di questo tipo era lo statere di Alessandro III recante la testa di Pallade Atena con in capo un alto elmetto corinzio sul dritto, e sul rovescio una Nike la dea alata della vittoria reggente una corona d'alloro nella mano destra. Queste monete in oro in origine recavano iscrizioni in greco, pesavano 8,4 grammi e avevano un diametro di 18-20 mm. Oltre a questi stateri interi, si coniavano pure monete del valore di un terzo, un ottavo e un ventiquattresimo dell'intero. Esse ci sono famigliari per i ritrovamenti fatti in Boemia (tesori di Nechanice presso Hradec Kralové e Stary Bridzov) e in molti luoghi della Moravia, specialmente nelle vicinanze dell' oppidum di Staré Hradisko; ma sporadicamente compaiono pure in Austria e in certe parti dell'Ungheria. Le monete di questo tipo più tarde degenerano e si discostano sempre più dai modelli originali.

Nell'Europa centrale a partire dalla Slesia, attraverso le terre ceche sino all'Austria, compaiono monete d'oro cona la testa di Pallade Atena sul dritto ma con la figura di un guerriero con scudo, una cintura attorno ai fianchi e reggente una lancia; motivi cioè strettamente collegati con il mondo indigeno dei Celti. Esse pesano circa 8,16 grammi e hanno un diametro che varia dai 15 ai 17 mm. Pure queste monete col tempo andarono deteriorandosi con semplici contorni sporgenti, la figura del guerriero era rappresentata da un semplice disegno schematico. La purezza dell'oro invece raggiungeva spesso il 97 per cento. Sembra che fossero in circolazione nell'epoca di fioritura degli oppida poichè sono state trovate anche a Stradonické Hradiste. Talvolta gli stampi di Atena-Alcis erano usati per coniare monete d'argento.***

Le monete della Gallia

Nel territorio della Francia odierna, i coniatori erano fortemente influenzati da Massilia, che fece
uso molto presto delle monete emesse dalle colonie greche dell'Asia Minore, poi le imitò e infine (nel quarto secolo), comiciò ad emettere le sue proprie dracme, che recavano sul rovescio la testa di una ninfa con un leone, più tardi un toro; qui si coniavano mpure monete di bronzo. In seguito Rodi, Emporion e altre colonie situate nella parte settentrionale della costa orientale della penisola iberica ebbero monete proprie. Queste monete penetrarono in Gallia attraverso il commercio e sporadicamente trovarono la loro via sino all'Europa centrale, poichè ne furono trovate imitazioni
in bronzo, col simbolo di un toro che carica a Bibracte e pure a Strabodnice.

Nella Gallia vera e propria la maggior fonte di ispirazione nella nuova arte della coniazione, fu lo statere d'oro di Filippo II di Macedonia, recante sul rovescio la testa di Apollo e la sua famosa quadriga. Il disegno era semplificato (più tardi un cavallo solo prese il posto dei due originali) secondo i tratti caratteristici della coniazione celtica. Il cavallo del rovescio assunse in seguito testa umana. I nomi greci che si trovano su queste monete (quelle di Filippo) ben presto si barbarizzarono e lasciarono spazio ai nomi celtici; più tardi i nomi comparvero solo sproradicamente sulle monete, soprattutto nel territorio dei Treveri (Abucatos sugli stateri dei Biturgi, Niros sulle monete d'oro dei Nervi o dei Treveri, Pottina, Lucotios, Vocaran e altri: forse nomi di condottieri di tribù). Nella Gallia occidentale , in Boemia e nell'Europa centrale compaiono contemporaneamente dei globuli rozzamente fusi, con disegni quasi illegibili.

In Gallia in un'epoca più tarda si coniarono monete d'argento secondo lo stile dei denari della repubblica romana del secondo secolo, con il motivo di una figura cavallo nella regione franco-svizzera, con un cavallo e la leggenda Kal, Kaledu, talvolta attribuita agli Edui (ritrovamenti nella stazione di La Tène ma anche a Stradonické Hradiste), o con una figura umna che reggeva una torcia.

In tale epoca l'arte della coniazione si era diffusa anche nelle regioni del sud-est, nel Norico,
sia nei territori romeno-ungarici della Serbia e della Bosnia. In queste regioni dei Carpazi i
coniatori indigeni si rifacevano tra l'altro a tipi come la tetradracma di Filippo II di Macedonia,
la quale continuò ad essere emessa per lungo tempo dopo la sua morte per la paga dei soldati
e i rapporti commerciali con i barbari dei territori circostanti.

Queste emissioni fatte sopratutto ad Anfipoli (sulla costa del mar Egeo ad est della penisola calcidica) cessarono subito dopo il collasso della potenza macedone (battaglia di Pidna 186 a.C.) e così le tribù confinanti cominciarono per conto loro ad eseguire imitazioni. Parecchie varianti di queste monete furono certamente coniate nell'odierna Slovacchia probabilmente usando argento grezzo locale; il tipo Audoleon, con il rovescio equino e la legenda indistinata Audoleon, si trova soprattutto concentrato attorno alla catena del Matra ed un tipo Hont ad esso collegato è diffuso dal Burgenland sino alla regione di Bratislava. L'emissione in argento del Norico che raffigura al rovescio un cavallo solo o montato e sul dritto la testa di Apollo, reca occasionalmente anche una legenda: Boio, Tinco, Nemet, Andamati, ecc... ***

Nell'Europa centrale entrò in circolazione, tra la fine del secondo e l'inizio del primo secolo a.C.,
uno statere d'ordo recante sul rovescio la raffigurazione di un cinghiale: esso era particolarmente comune in Boemia, e certo si ricollega al significato culturale dell'orso nel mondo celtico. In Boemia vennero alla luce pure degli stateri d'oro con la rappresentazione barbarizzata di una testa sul dritto e sul rovescio un uomo in corsa o in ginocchio che tiene nella destra dei bastoni a croce; come pure degli stateri col motivo Roll-tier (che si pensa fossero originari dell'area culturale Scita); essi furono ritrovati a Osov, e, in maggior quantità a Stradonice presso Beroun e in altri luoghi.

Di uso corrente nella prima metà dell'ultimo secolo a.C. erano due tipi di monete d'oro a fondo concavo. Quelle del gruppo più occidentale, chiamato guttae iridis, sono sparse soprattutto in Baviera e sono normalmente attribuite ai Vindelic; si possono però trovare in un area che si estende dalla Francia orientale alla Boemia. Sul dritto vi è un motivo di Rolltier, e sul rovescio una torcia di sei palle; più tardi solo un drago o una testa di uccello con ghirlanda; nella valle del Reno è spesso associato a questo disegno un motivo triangolare. La maggior parte erano contenute in tesori (ripostigli). Ad Irsching, presso Manching, erano circa 1400 ma altre sono state trovate in Svizzera e anche nell'oppidum di Stradonice. L'oro bianco con cui sono state coniate è spesso meno puro, a volte sotto il 70 per cento.

Pesanti monete d'oro (Goldknollen) con un'alta percentuale d'oro (sino al 90 per cento) e un peso medio di circa 7,45 grammi hanno una forma a facce concave non del tutto definita. Il disegno è barbarizzato e non facilmente riconoscibile, spesso degenerato in protuberanze indistinte. Facevano parte del celebre ritrovamento di monete avvenuto nel 1771 in una località non lontana dal villaggio di Podmokly presso Zbiroh nel distretto di Rokycany nella Boemia sud-occidentale. Si rinvennero racchiuse in una caldaia di bronzo, oltre ad un braccialetto d'argento circa 5000 monete d'oro che comprendevano stateri interi, di un terzo e di un ottavo, vale a dire un tesoro di parecchi chilogrammi d'oro. Il ritrovamento fu però fatto in modo illegale e il tesoro andò disperso; solo una parte di esso, circa 1260 monete fu recuperato dall'Ufficio di Stato di Furstemberg ma questa parte fu rifusa per coniare i ducati del Furstemberg!

L'altro gruppo, più orientale di monete a disco concave è conosciuto come "stateri a conchiglia" o semplicemente "conchiglie"; nella letteratura spesso non vengono distinti dalle guttae iridis. Anche queste sono di oro fino circa il 97% del peso di circa 6,5 grammi e furono coniate anche ad un terzo e ad un ottavo. La loro esecuzione è generalmente più grossolana. Il rovescio presenta un disegno simile ad una conchiglia, il dritto ha normalmente un disegno a cinque raggi che richiama il motivo di una mano talvota associato a palle o a due segni a mezzaluna. Queste monete sono comuni sia nei tesori sia negli oppida (Podmokly, Stradonice, Staré Hradisko in Moravia e altrove); furono coniate occasionalmente anche d'argento.

In seguito divennero d'uso sempre più comune le monete d'argento, si ipotizza soprattutto per le transazioni locali. Se ne può distinguere un gran numero di tipi: la moneta degli Edui con una testa rivolta a sinistra e sul rovescio un cavallo impennato sempre rivolto a sinistra del perso di circa 0,5 grammi. Il tesoro ritrovato a Villeneuveau Roi comprendeva 2000 monete di questo tipo su un totale di 15mila monete). Una moneta del peso di circa 7 grammi con un segno cruciforme tavolta associato a rilievi a froma di palle tecnicamente noti come tectosages (comune del Wurttemberg a Baden e nella regione svizzero francese; il tipo a facce depresse di Karlstejn con un simbolo equino sul rovescio del peso di 4 grammi e altre ancora. Negli oppida questi tipi di monete sono state ritrovate frammiste assieme, per esempio nel tesoro di Stradonice comprenedente oltre 500 monete; alcuen di esse erano certamente coniate nella stessa località specialmente quelle del peso di 0,4 grammi con una testa sul dritto ed un cavallo impennato e una criniera a palline sul rovescio. Invece i ritrovamenti a Staré Hradisko sono quasi tutti d'oro e raro è l'argento.

Le monete celtiche più tarde

Nella estremità sud-ovet della Slovacchia si sono fatti frequenti ritrovamenti di grosse monete d'argento di peso tra i 16 e i 17 grammi, le tetradracme, del tipo di Biatec, rappresentanti le ultime monete celtiche di questa zona prima dell'occupazione della Pannonia e della parte confinante della Slovacchia con i Daci. Esse erano coniate prevalementente e probabilmente
nella regione di Bratislava (dove vi sono tracce di insediamenti dell'epoca "La tene" ) e
possono essere datate tra il 75 e il 60 a.C. e sono fortemente influenzate dai denari romani dell'ultimo secolo. Il fronte porta il semplice disegno di una testa o di due parzialmente sovrapposte, sul rovescio troviamo un cavaliere a cavallo, un grifone, un leone un centauro
o altri animali compreso il sibolo del Rolltier.

Le lettere su queste monete sono in maiuscole romane e sono il caso più antico di scrittura occidentale classica in Cecoslovacchia. L'iscrizione sul rovescio è una patronimico, sembrerebbe quello di un principe o di un condottiero, per lo più il nome Biatec a volte abbreviato in Biat.

Ma ve ne sono molti altri tra cui NONNOS, DEVIL, BUSU, TITTIO, CONVIOMARUS, FARIARIX, MACCIUS. Oltre alle grosse monete ne furono coniate altre più piccole sempre in argento del
tipo Simmering (dal nome della località Simmering-Wien), talvolta con la legenda NONNOS.

In tale epoca l'arte della coniazione si era diffusa moltissimo!

 

La fonte più completa e autorevole per questa storia è Jan Filip, studioso di Praga - "I Celti alle origini dell'Europa"