Le monete merovinge


In Francia la debolezza dei re merovingi divenne evidente nell'usurpazione
dei loro diritti del battere moneta da una grande parte dei sudditi.


Oscuro più di altre zone è il rapporto tra economia naturale ed economia monetaria in
quelle regioni le quali sono comunemente ritenute come le più importanti per lo sviluppo
storico dell' Alto Medioevo,e prima di tutto la Francia. Gli storici antichi e recenti sono quasi
sempre dominati dall'idea che i barbari germanici, nel periodo delle invasioni, preparassero
la fine dell'economia monetaria del basso impero e che invece l'economia naturale, corrispondente alla loro civiltà primitiva, fosse poi introdotta negli stati da loro fondati.*

Ciò sarebbe durato per secoli, sino al sorgere delle città in Germania nell XII secolo
circa. Si deve però osservare con alto interesse come i vari storici concordino poco
tra loro nei particolari e quanto grandi siamo i contrasti e le contraddizioni nei
giudizi sul corso di quell'evoluzione. La teoria di Max Weber e seguaci conferma
ciò sebbene non abbia potuto fare ma meno di ammettere che già dal IV secolo l'economia monetaria si era rafforzata.


L’origine del termine "merovingio" è mitologica: una leggenda tramandata da autori del VI e VII secolo narra che la figlia di Clodione detto il Chiomato, re dei Franchi Sali vissuto nel V secolo,
si fosse accoppiata con un dio marino e avesse generato Meroveo. Secondo alcune fonti avrebbe partecipato, come alleato, nell’esercito romano di Flavio Ezio nella battaglia dei Campi Catalaunici combattuta nel 451 contro gli Unni di Attila. Da Meroveo nacque poi Childerico I che a sua volta generò Clodoveo I, vero fondatore della monarchia franca merovingia.

Dinastia Merovingia 481 d.C. - 751 d.C..
Dinastia Carolingia 751 d.C - 987 d.C.
(poi regnarono i Capetingi)

Secondo H. Pirenne, il commercio del periodo merovingio è la diretta continuazione di quello dell'antichità, e seguita a mostrare tutte le caratteristiche di un grande commercio; è un errore averlo limitato sollo alle merci di lusso. Se anche la parte svolta dai commercianti orientali fu rilevante se ne era sopravvalutato l'importanza: esistevano ancora i commercianti indigeni.
La monetazione dei Merovingi attesta ancora questo ultimo legame con gli antichi!
Ci si serviva ancora dei coni aurei e le concezioni del Pirenne sull'economia del periodo
merovingio certo, sono ancora suscettibili sotto molti rapporti di essere completate e in
alcuni punti anche sviluppate, ma
sono assolutamente giuste !

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A sinistra Denier mérovingien VI ème VIII ème siécle di grammi 1,13 - A destra Denier di zecca incerta di grammi 0,72

Il primo periodo franco, ovvero l'epoca merovingia, non conobbe in effetti nessuna economia naturale pura nè prevalente. Ciò si rileva dalla trattazione di Felice Dahn pubblicata nel 1893
sul diritto finanziario merovingio. Si dimostra in numerosi passi delle fonti come, prima di tutto, sopravvivesse ancora nella Gallia la costituzione finanziari della tarda epoca romana e come
fossero rimasti romani la sua organizzazione (ruoli d'imposta) e i termini tecnici.*

La riserva di oro e di argento era grande al loro tempo, non solo nelle classi sociali
elevate ma anche in tutte le altre, come dimostrano le pene e le multe in denaro,
il cui ammontare è molto considerevole.

Quando nella metà del VII secolo i Franchi, sotto la dinastia Merovingia, ricominciarono a
coniare monete di argento, solo uno dei nuovi denari fu emesso in nome del re, Cariberto II, sovrano di Aquitania tra 628 e 631.**

Argenteus - Childebert I (Massalia) (511-558) grammi 0, 9 - Belfort# 5454, MEC# 1 391

L'argenteus è la stessa moneta che nel VII secolo si chiamò denier (Maurice Prou 1892).

Anche nel giornaliero movimento degli affari quali compravendita, commercio o credito,
ci si serviva sin da allora dei metalli preziosi, anche a peso: libra argenti.

Invece nell'attuale Francia comparvero le monete del sovrano merovingio Teodeberto
di Austrasia (534 - 548), il primo re che ruppe il monopolio imperiale sull'oro.
Erano artisticamente meno coraggiose: la legenda "DN Theodebertus Victor" proclamava l'indipendenza dei Franchi ma il ritratto frontale era ancora quello di un imperatore bizantino.**

Austrasia. Solido d'oro di Teodoberto.

Questa è la prima moneta emessa al nome di un sovrano franco; quantunque il
nome sia quello di Teodoberto, il viso è ancora quello di un imperatore bizantino.
L'abbreviazione DN significa "Domine Nostrum" e la troviamo presente nelle monete
di molti popoli barbari.

Scrive a proposito Procopio di Cesarea:
"In seguito a ciò i capi dei Germani occuparono Marsiglia, colonia focese, e tutti i paesi litoranei
e furono signori di quel mare. Ed eccoli ora ad Arles a guardare le gare ippiche, eccoli battere
una moneta d'oro col metallo delle miniere galliche e imprimere in quello statere non già,
secondo la consuetudine, l'effigie dell'imperatore romano bensì la loro. Si badi che il re di
Persia suole coniare a sua posta monete d'argento, ma non è lecito nè a lui nè a nessun altro sovrano barbaro imprimere su uno statere d'oro la propria effigie, anche se l'oro ce l'ha,
perchè non è possibile affibbiare una simile moneta ad alcun contraente, anche se i
contraenti sono barbari."

Il solido d’oro era moneta effettiva bizantina e fu imitato dai popoli invasori dell’impero
romano d’occidente. Questo soldo d’oro scade a un modesto triens, ovvero 1/3 di solido
bizantino, ma a basso contenuto aureo. 

Il soldo e il tremisse merovingi erano andati costantemente peggiorando, contenevano cioè
sempre meno oro e sempre più lega in metallo vile, la loro circolazione era limitata e servivano
più come simbolo di prestigio regale: ovviamente nessuno avrebbe accettato di scambiare
un vero solido bizantino con uno merovingio o con tre tremissi merovingi.

Un esempio noto del tempo di re Teodoberto dimosta inoltre, se si osservavano queste
notizie più attentamente, che il credito di allora non era fatto solo a scopo di consumo:
i 7000 pezzi d'oro concessi in prestito dal re ai cittadini di quella città, su preghiera
del vescovo di Verdun, furono da essi impiegati in speculazioni commerciali!
Nello stesso tempo troviamo nel resoconto di Gregorius vescovo di Tours che i cittadini
di Verdun eseguivano affari commerciali, così come già altre città, e in questo modo si
procurarono grandi ricchezze: l'osservazione è importantissima nella sua generalità! *

 La moneta d'argento, il denaro, è quello classico romano, scaduto a moneta di conto nel basso impero, scomparso e poi riapparso nell’impero bizantino e tra i popoli invasori in Europa, tra
cui i Franchi e dal particolare loro gruppo dei Merovingi. Nel periodo della loro decadenza
questi ultimi lo battono come 1/300 di libbra.***

- Denier, church of Reims (670-696) di 1,26 gr - Denier, bishopric of Paris (725-750) di 1,04 gr


Sembra probabile che per un breve periodo prima della scomparsa della monetazione
in oro, alla fine del 600, abbia avuto vigore una scala di valori per cui una libbra di
argento valeva 20 solidi (nome trasferito dal solidus ai trienti d'oro) e a 240 di questi denari.

Paradosso dell'economia, sembra il sistema lira - scellino - penny
(livre - soul - denier o lira - soldo - denaro)
sia stato concepito durante questo oscuro momento di transizione.

La lira è però sempre piede monetario non moneta di conto, come erroneamente si suppone, al tempo dei re merovingi e in tutta Europa nel X secolo durante le nuove invasioni barbariche.***

I re merovingi continuarono a coniare monete d'oro a imitazione di quelle bizantine sino
alla loro eliminazione ad opera di Pipino il Breve attorno al 751.

Le non molte monete d'oro dei Merovingi, circolanti dopo la riforma monetaria carolingia del
780/781, furono accaparrate da istituzioni ecclesiastiche e laiche, e conservate nei loro tesori.

 I Frisi svolsero nel periodo immediatamente precedente e poi successivo alla conquista franca
un ruolo importantissimo nel commercio. Questo ruolo inizia a risaltare nella storia soltanto
da pochi decenni, in seguito alle scoperte archeologiche. Il centro principale all'epoca era Ultraiectum.

A Dorestad città posta sul Reno, si ricominciò una coniazione in argento di grandi dimensioni,
dalle quale prese origine la fioritura del commercio frisone. I denari merovingi furono presto
imitati ed emessi in gran numero dagli anglosassoni e dai frisoni (monete le prime di
argento quasi puro) fra i quali era esercitato un attivo commercio nel Mare del Nord.

Il commercio coi Frisi, per nulla originali nei loro conii e a volte di bontà inferiore,
aumenta la confusione tra monete frisoni, merovinge e inglesi.

Molte erano copie degli ultimi denari romani, degenerati come stile, emesse anonimamente
ma alcune apparvero alla fine del VII secolo con il nome dei re di Northumbria, nell'attuale Inghilterra.

All'interno del regno merovingio, il territorio della Svizzera odierna si collocava in posizione periferica. Delle oltre 800 zecche merovinge, solo sette erano situate in Svizzera, e tutte a
ovest della Reuss (Ginevra, Losanna, Avenches, Saint-Maurice, Sion, Basilea, Windisch).
I triens coniati da queste officine monetarie non ebbero alcun ruolo per la circolazione locale.
In base ai ritrovamenti, in Svizzera circolavano prevalentemente monete galliche e in parte
anche coniazioni ostrogote, visigote e longobarde.****

Esistono anche alcune monete di rame, in particolare di re Childberto I, probabilmente
dell'officina monetaria di Marsiglia, di solito in conservazione scadente.


Sembra attualmente che la riforma monetaria dei re carolingi sia stata innovativa
meno di quanto si credesse in passato, e che ci sia stata meno differenza fra il
denier merovingio e il denier di Pipino il Breve.

Cionostante la variazione a quel tempo erano importanti psicologicamente.
Le nuove monete carolinge furono battute in nome del re e ciò dimostrava che il controllo
reale sul circolante era ristabilito; esse erano più larghe e più sottili, imitazioni di arabe
e visigote con i tondini ricavati da fogli di metallo martellati prima di essere coniati.

Le monete erano più maneggevoli, sintomo forse di un cambiamento da monete come
deposito di ricchezza a usate come mezzo di scambio di tutti i giorni.
Infine lo sfuttamento delle miniere di argento di Melle nel Poitou fornì nuove riserve
di metallo: l'abbondanza delle monete carolinge la differenzia da quelle merovinge.

Anche Panorama Numismatico lo sottolinea:
"Probabilmente in periodo merovingio non c’era molta necessità di coniare l’argento poiché
la circolazione monetaria era molto limitata mentre l’oro più che alla circolazione serviva
per l’accumulo, per gratificare determinate persone, per il commercio internazionale."

Ciò stride però con l'enorme densità di officine monetarie e di zecchieri, molti spesso privati,
con stime che indicano a oltre 800, o 1000 o addirittura quasi 1.400 i luoghi di battitura
di denari e tremissi. Ipotizzando, con una stima prudente al difetto, almeno 100 monete
coniate per ogni officina, si avrebbero quantitativi decisamente alti.

Considerato poi che all'epoca carolingia "le monete vecchie dovevano essere
consegnate" e quasi sicuramente rifuse, facilmente la scarsità di monete
merovinge attuali si può attribuire anche a questo fattore.


Sul mercato attuale le monete merovinge sono assai difficili da reperire e sono pochi i
commercianti che le trattano, principalmente case d'asta francesi; un denier in decente conservazione costa almeno 200 euro, per i tremissi si parte da 500 euro ma la maggior
parte costano molto oltre il migliaio di euro.

 

Una delle più grandi scoperte archeologiche effettuate in Inghilterra è avvenuta nel borgo di Woodbridge (situato a 120 Km a nord est di Londra): vi erano 15 tumuli funerari, scavati dal
1939 dall'archeologo Basil Brown; in uno di essi giaceva una nave intera di stile non lontano
da quelle dei futuri vichinghi. Era il tumulo di un re, corredato da molti oggetti importanti,
un vero tesoro tra spade, scudi, un elmo, 10 coppe d'argento bizantino, del bronzo copto,
una borsa ornata di pietre preziose e metalli nobili e alcuni gioielli di forma piramidale.

Nella borsa si trovarono anche 37 monete d'oro merovinge, prezioso aiuto per datare il sito;
le monete e i lingotti trovati assieme ad esso rappresenterebbero secondo il dottor Grifrson,
il compenso per i 40 rematori del battello funebre di Sutton Hoo. Si sospettò il tesoro fosse
di uno dei Re dell'Anglia orientale, Etelero o Redwald, quindi sicuramente da attribuire
agli Angli o ai Sassoni.*****

Ciò può dimostrare che le coniazioni merovinge erano apprezzate anche
al di fuori del loro regno.

 

* Alfons Dopsch - Economia naturale ed economia monetaria - 1930

**
John Porteous - "Monete"

*** Sito bankpedia.org

**** Sito zecca della Svizzera

***** Vari autori francesi - "Le grandi scoperte archeologiche del XX secolo"

Vedi anche Scipione Guarracino - Storia dell'Età Medievale