Monete veneziane e i ducati d'oro.


La straodinaria monetazione di Venezia abbraccia secoli di storia e conta monete famosissime come il ducato o la lira Tron o la Santa Giustina.


La nascita di Venezia è avvolta nella leggenda e nella propaganda del XI secolo:
il primo doge è spesso indicato come Paoluccio Anafesto che regnò dal 697 al 717.

Invece il 25 marzo 421, è ufficialmente la data della fondazione del primo insediamento sulla
Riva Alta; data riportata nelle cronache di Martino da Canal negli anni dopo il mille. Ora si
sono appena festeggiati i 1600 anni.

I Veneziani, e i Popoli Marittimi che li generarono, disponevano sin dalla più remota antichità
di una "moneta franca" accettata in ogni porto: il sale. I popoli marinari stanzializzatisi nella
Laguna non avevano implementato l'agricoltura ma la raccolta del sale marino. Cassiodoro
afferma: "facevano girare i rulli delle saline anziché la falci." Con l'evolversi quantitativo
e qualitativo dei mercati il sale, voluminoso e deperibile, divenne inadatto a servire ogni
transazione e si passò dunque all'oro. *

Il territorio dei Venetici, era quello degli abitanti della provincia lagunare adriatica,
formalmente appartenente a Costantinopoli, allora regnante l'imperatore Anastasio
e con pericolosi vicini quali i Longobardi di re Liutprando, coi quali il primo doge
stinse patti di alleanza. Negli anni seguenti i Venetici si dimostrarono più filobizantini

Con le discese di Pipino e poi del figlio Carlo Magno, il regno longobardo di Re Desiderio
fu conquistato dai Franchi e Venezia si ritrovava un vicino ancora più forte e la Chiesa
che aveva mire su quei territori, si fece consegnare Ravenna.

Il giovane figlio di Carlo Magno, Pipino fu incaricato di effettuare una spedizione punitiva:
la sua azione militare fu considerato l'evento che coincise poi con la fondazione della città
di Venezia, perchè dalla strenua difesa che i Venetici seppero opporre a Pipino ebbe inizio
la parziale se non totale indipendenza delle isole lagunari intorno a quel nuovo centro che
fu Civitas Rivolati, cioè Rialto !

Venezia coniò monete imperiali tra l'anno 818 e l'anno 1106.

Il 1 dicembre 1167 si giura a Pontida contro il Barbarossa, la lega veronese cede il passo
a quella lombarda, e Venezia vi aderisce ufficialmente, diventando da allora un valido
sostegno, non di carattere militare ma finanziario, per i Comuni dell'Italia Settentrionale
nella lotta contro l'Hohenstaufen. Si trattò di una definitiva emancipazione di Venezia dalle
grinfie imperiali, come ci fa capire la moneta coniata sotto Vitale II Michiel (1156 - 1172),
la quale non riporta inciso il nome di Federico.

FA SACCHEGGIARE COSTANTINOPOLI AL POSTO DI GERUSALEMME !!!!
Si fa aiutare dai crociati imbarcati sulle sue navi e ne depreda i tesori nel 1204 …
prima costringe i crociati ad attaccare una città cristiana e poi Costantinpoli.

La fortuna al commercio delle spezie e delle droghe con l'Oriente; al largo
di Alessandria aspetta l'ultimo ma non il meno esoso dei predatori:
la flotta di Venezia.

Dopo aver sconfitto Genova, Venezia nel Trecento si trova ad essere una
superpotenza del Mediterraneo e uno degli Stati più ricchi d’Europa.

Una Monetazione unica e straordinaria !!

Il grosso d'argento di Venezia, detto anche ducato, fu emesso per la prima volta dal doge
Enrico Dandolo nel 1202; doveva servire per i traffici con l'Oriente e aveva i tipi delle monete bizantine. Fu la prima moneta veneziana davvero importante, ebbe largo credito e fu imitata in
altre zecche italiane. Si designa anche col nome di Matapane, di cui non si conosce esattamente l'origine, ma forse derivante dall’arabo mautabān, moneta in corso durante le crociate.

Per molto tempo ebbe a disposizione tramite i commerci un sacco di monete d’oro e
d’argento coniate da zecche bizantine e arabe (solidi/dinar).

I suoi mercanti furono tra i primi capitalisti della storia, reintrodussero tra i primi l’uso delle monete d’oro in Europa, inventarono nuovi sistemi per la contabilità, stilarono codici di comportamento marittimo, incentivarono il progresso tecnologico, svilupparono gli scambi
culturali e linguistici tra i popoli del Mediterraneo.

Il dogado di Giovanni Dandolo appare senz'altro più significativo nella politica interna, sia
da un punto di vista amministrativo sia giuridico. Il 31 ottobre 1284 veniva coniata la prima moneta aurea: era il ducato, più tardi ribattezzato zecchino perchè coniato appunto dalla
Zecca. Nelle scritture della legge si scrisse che la nuova moneta dovesse essere
"tanto buona e fina come il fiorino
".

Storia del ducato d'oro o zecchino

L'assestamento finanziario che Nicolò Tron (1471-1473) curò, per il quale si dovette ricorrere
ad una stretta fiscale prendendo una serie di durissime iniziative con una nuova imposta patrimoniale e una riduzione di tutti gli stipendi, in una sorta di svalutazione della moneta veneziana. Fu coniata la lira d'argento, chiamata trono, la mezza lira d'argento e il bagattino
di rame, portanti inciso il busto del doge. Per merito indiscutibile dell'ex strozzino Tron, fu
risanato l'enorme crack finanziario, dovuto alla sconfitta di Negroponte contro i Turchi e agli impegni di guerra che si seguitavano senza tregua. Si legge nel suo epitaffio:
"Fraudatam pecuniam viva illius efige resignavit"
.

-
La Lira del Doge Tron fu la prima lira effettivamente coniata dopo secoli, nel 1471, in argento • 6.52 grammi •
28 mm di diametro e vi si legge NICOLAVS • TRONVS • DVX sul verso e . SANCTVS • MARCVS • sul retro.
Fu anche la prima moneta veneziana in cui appariva il ritratto del Doge, mentre sino a prima il Doge non era riconoscibile e la prima moneta della serie dei Testoni, così chiamati per avere su un lato la testa del regnante.

Giovanni Bembo (1615-1618), quando fu eletto Doge, nel giro della piazza fu aiutato da tre
nipoti, lanciando monete al popolo da 2000 ducati, perchè non voleva farsi guardare in faccia
da nessuno.


Scudo della croce, moneta argentea da 140 soldi

 

Il catalogo Gigante parla di monete ripetitive perché mostrano quasi sempre il doge
inginocchiato davanti a San Marco. Costanti da rasentare la monotonia !!

 

Venezia ha battuto nei secoli tantissime monete, la maggior parte nella sua Zecca, qualcuna
in territori occupati oltremare. Però a differenza degli altri stati Europei, la Serenissima non tollerava il pluralismo nelle coniazioni. Così la Zecca di Aquilai fu chiusa nel 1445 quando la
città passò sotto il dominio veneziano, Padova si spense nel 1405, Treviso, attiva sin dai
Longobardi chiuse nel 1346, Verona, usata già dagli imperatori germanici, chiuse nel 1516
mentre Vicenza restò attiva dal 1183 al 1312.

Si emisero però delle monete destinate a delle specifiche città come la storia del quattrino
di Venezia coniato per Bergamo, raccontata in una video conferenza del 6 aprile 2021 da Luciano Binaschi, socio del Centro Culturale Numismatico Milanese: un rarissimo quattrino
in rame coniato dalla Zecca di Venezia per la città di Bergamo.



Bergamo nel 1428 si diede spontaneamente alla Repubblica di Venezia. Le monete battute dai
Dogi per la città di Bergamo non sono mai contrassegnate, ad eccezione di una, quella del
Doge Pasquale Cicogna. Durante il suo dogato (1585-1595) si sono costruite le fortificazioni di Bergamo e Brescia alla periferia occidentale del dominio e di Palmanova all'estremità opposta.
Per questo era stato ordinato di coniare e spedire alla citta di Bergamo 3000 ducati in quattrini
per pagare gli operai occupati nella fabbrica delle nuove mura. Di questa moneta si conoscono
solo 6 esemplari, tutti in collezioni pubbliche.


Sul dritto è raffigurato San Marco a figura intera in un cerchio perlinato con intorno la scritta S M V PASC CICON DVX. Retta d’esergo, 4. Sul rovescio mezza figura del Redentore, con intorno la scritta VIA VERITAS ET VITA. Retta d’esergo, BERGO. Diametro 19 mm – Peso 1,22 grammi

Il suo impero commerciale era vastissimo e occupava tre continenti. Famosissime furono le
monete d’oro, i ducati ribattezzati zecchini, a titolo tanto alto da essere tra le più apprezzate
al mondo. Perché ? Ma perché non si svalutavano nel tempo col minor quantitativo di metallo
giallo, come successe a moltissime altre monete.

Il sistema monetario di Venezia, al quale si fa spesso riferimento nei documenti veneziani,
è assai complesso essendo costituito da alcune monete reali e da altre ideali, di conto. Per
l'analisi di questi documenti è necessaria la comprensione di tale sistema, nella sua
evoluzione, nel modo seguente:

Prima della coniazione del grosso d'argento (ca.1202)

Il consueto ordinamento monetario carolingio

1 libbra = 20 soldi = 240 denari

Dopo la coniazione del grosso d'argento (1202)

Qui la situazione si complica

Il ducato d’argento, in seguito detto grosso o matapane, fu coniato intorno al 1202.

1) 1 L. di piccoli=20 s.di piccoli=240 d.di piccoli
1 L. di grossi=20 s.di grossi=240 d.di grossi
1 grosso=26 piccoli


2) 1 grosso=26 1/9 piccoli
I l.complida di grossi=240 grossi=26 1/9 l.di piccoli
1 l.manca di grossi=239 grossi=26 l.di piccoli


3) 1 l.complida di grossi=26 1/9 l.a grossi
1 l.manca di grossi=26 l.a grossi

4) 1 grosso=32 piccoli

In seguito alla coniazione del ducato d'oro (1284)

1) 1 ducato=18 grossi
2) 1 ducato=40 s.a grossi(=18 1/2 grossi)
3) 1 ducato=40 s.a oro(della zecca)
4) 1 ducato=24 grossi
5)1 ducato=24 grossi a oro 10 ducati=1 l.(complida)di grossi a oro=26 1/9 l.a grossi
6) 1 grosso=32 piccoli(ideali)
7) 1 grosso=2 mezzanini 1 grosso=(36 piccoli reali=)3 soldini 1 piccolo=2 bianchi
8) 1 grosso a monete=32 piccoli(reali).

Il decadimento della Lira veneziana fu fatto anteriore al secolo XIII perchè dal 1200 al 1270
la parità argentea della Lira stessa fu stabilizzata; tale stabilità può forse essere attribuita
alle importanti riforme monetarie attuate da Enrico Dandolo e continuate dai suoi successori.
Ma non si può escludere la possibilità di influenza della nuova posizione politica di Venezia in Oriente, l'Impero latino d'Oriente 1204 -1261, e di eventuali maggiori rifornimenti di metalli preziosi.

Sulla base del cambio tra moneta piccola ed il grosso d'argento si può asserire che tra il 1220 e il 1265 la parità argentea della Lira veneziana rimase stabile alla quota di 19,5 grammi di fino. Fra il 1265 e il 1282 invece passò prima a grammi 18,7 e quindi a grammi 16,3.

Per quanto riguarda la parità aurea sappiamo con una certa precisione che nel 1226 una lira veneziana poteva acquistare quasi 2 grammi di oro puro non coniato mentre nel 1284 il cambio
col ducato d'oro fornisce una parità aurea di grammi 1,5. La differenza tra i due dati origina due fatti: anzitutto il decadimento della moneta piccola dopo il 1265 denunciato dai movimenti della parità argentea; in secondo luogo che la parità del 1226 è calcolata in base al prezzo del metallo
in pasta mentre la parità del 1284 è calcolata in base al cambio con una moneta coniata.

Poderoso multiplo da 10 zecchini veneziani del XVIII secolo.
Poi vi è una moneta da 100 zecchini che pesava 350 grammi,
colossali dimensioni al passo con l’opulenza del periodo.

 


Moneta da 12 bagattini veneziani battuti dal doge Marcantonio Giustinian (1684-1688)
Il doge riceve dal Leone di San Marco un asta con vessillo sormontato da una croce; in esergo la scritta 12
tra due stelle; in legenda il nome del doge S*M*V* M*A*IUSTIN - Il Redentore e l’iscrizione DEFENS * NOSTER

Bagattino era un termine in uso nell’Italia settentrionale per significare di poco valore. E ci
ricorda le bagattelle, le povere cose. Nel XIII secolo, quando la Serenissima iniziò a battere il denaro piccolo di Venezia (picciolo), una moneta in mistura con poco argento nelle vene,
il popolo prese a chiamarlo bagattino, a contrasto con il grosso, altro nome popolare dato ai  ducati di buon argento. Col tempo la svalutazione lasciò in vita solo i multipli; prima quello
da 6 e poi solo quello da 12 bagattini, che equivaleva ad un soldo.

Insomma questa moneta in mistura ci ricorda la lunga storia della Repubblica di Venezia,
detta la Serenissima, lo stato governato dai dogi, figure scelte solitamente tra uomini di
cultura e di poca personalità, facilmente manovrabili e comunque non ostili ai consigli
cittadini, come Marcantonio Giustinian.

Il Ducatello fu invece una moneta d’argento veneziana emessa nel 1665 allo scopo di
rendere effettivo il ducato di conto diminuendo di massa e d’intrinseco il ducato stesso.

 

La Santa Giustina per la vittoria di Lepanto

-
Una Santa Giustina da 124 soldi - Mezza Giustina da 80 Soldi - doge Nicolò da Ponte (1578-1585)

 

Le Oselle, monete o medaglie ?

 

CONTINUA .....

La Lirazza era una moneta in mistura di argento e rame di Venezia nel XVIII secolo del valore
di 1 lira di 10 soldi di rame, in circolazione con l’osella del valore di 3 lire di 18 soldi e la lira
di 6 soldi. Era, invece, moneta di conto la lira da 20 soldi. Il Banco di Venezia usava come
moneta di conto la lira grossa del valore di 10 ducati

 

Il Tallero di Maria Teresa era un rivale ?


Già nel 1759 sotto il doge Loredan aveva coniato dei talleri e dei mezzi talleri seguendo il
modello austriaco: al rovescio un immagine muliebre simile a Maria Teresa con la scritta
"Republica veneta" e al dritto il solito leone. Anche i successori continuarono questa produzione, chiamandoli "Talleri per il Levante". Ma a contribuire al successo dei talleri di Maria Teresa
furono proprio i veneziani! Ne favorirono la diffusione in Oriente, dove intrattenevano da
sempre rapporti di affari e di commercio; li introdussero in molti paesi come unità di scambio.

Il doge si lamentava che i suoi talleri non avevano lo stesso successo degli austriaci, dato che
due Talleri d’argento si spendevano come uno zecchino d’oro veneziano!

Forse causa della lavorazione ?
I veneziani continuavano a coniare a martello,gli austriaci a torchio quindi perfetti e nitide
erano le loro monete. In seguito anche Venezia ricorse al torchio nella sua Zecca per coniare
talleri. E a un grande artista, Michele Dubois, che raffigurò al rovescio una figura femminile
molto più graziosa e giovane di Maria Teresa. **

Ma nonostante tutto i Talleri veneziani non ebbero lo stesso successo preso i turchi… abitudine ?
Troppo diverso il leone dall’aquila ????

Poi la zecca di Venezia, sotto il governo austriaco, riconiò i talleri 1780 di Maria Teresa dal 1815
al 1835 e dal 1849 al 1866.

 

Ultimo doge fu Ludovico Manin, costretto ad abdicare da Napoleone nel 1797, il quale cedette Venezia e i suoi domini all'Austria in cambio del Belgio e dei territori sulla riva sinistra del Reno.

-
10 Zecchini - Lodovico Manin (1789-1797) - Oro .999 • 34.74 grammi • 50 mm

 

 

* Umberto Sartori di Venezia

** Mario Traina - Cronaca filatelica

Altre fonti:

E. Martinori - "La moneta" - Roma 1915
N. Papadopoli Aldobrandini - "Le monete di Venezia descritte ed illustrate" - Venezia 1893
G. A. Zanetti - "Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia"